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Paziente “depresso” e “con poche energie”: 8 diversi livelli a cui agire

INTRODUZIONE

Quando dobbiamo inquadrare un paziente, quanti livelli di analisi abbiamo a nostra disposizione?

Ognuno di noi ha sicuramente uno o più schemi derivanti dai propri percorsi di formazione e dalla propria pratica professionale abituale.

Eppure ci sono tanti altri fattori da esplorare:

  •  alcuni che, in modo indipendente, hanno creato o comunque mantengono o amplificano il sintomo;
  •  altri che agiscono sugli stessi meccanismi sui quali siamo abituati a lavorare, ma ad un altro livello.

Vediamo di seguito un caso pratico per entrare nel vivo del tema!

Arriva un paziente che si auto-definisce “depresso” e “con poche energie”.

Una lettura abbastanza comune è: “è normale che un depresso abbia o senta poche energie” e, di conseguenza, ci si aspetta che che agendo sulla depressione tornino anche le energie.

In altri casi la soluzione è di fornire degli integratori alimentari con scopo “energizzante” o dei farmaci per l’umore…

ma quanto altro si può fare?

Mettendo in campo un approccio integrativo possiamo avere tanti livelli di lettura e numerosi modi di agire.

In questa analisi non mi soffermerò sui diversi tipi di intervento psicologico o psicoterapico, fondamentali e già ben noti ai relativi professionisti.

Qui desidero mettere in luce gli aspetti meno noti, ma comunque molto utili su cui è possibile fare valutazioni ed eventualmente intervenire.

Vediamo di seguito alcuni esempi.

 

COSA VEDREMO E COME LEGGERE QUANTO SEGUE

Vedremo tanti livelli diversificati, e comunque ne ho selezionati solo alcuni!

Partiamo dai meccanismi più biologici (sonno, ritmi circadiani, nutrizione, attività fisica, epigenetica, ecc.) e meno noti per arrivare a quelli più sofisticati e personali (network del cervello che gestiscono sicurezza, incertezza; il collegamento tra senso di impotenza, regolazione sociale e risorse corporee; i collegamenti tra postura, pensieri e senso di padronanza, ecc.).

Inoltre ci tengo a precisare che è una presentazione introduttiva, ci sono tanti aspetti che meriterebbero pagine e pagine di approfondimento. Inoltre separiamo questi temi per poterli descrivere agevolmente, ma sono tutti collegati e si influenzano a vicenda, ed è possibile agire anche su queste connessioni.

Per affrontare tutti questi temi, seguiremo lo schema degli Switch, che nasce proprio come mappa per aiutarci nell’analizzare tutti i possibili fattori coinvolti in una specifica problematica.

 

Switch 1A - Cosa e come si mangia, correlati mentali e fisici 

Ci sono cibi, regimi alimentari e abitudini (ad esempio gli orari a cui si mangia) che possono fornire più o meno energie al corpo e al cervello. Queste energie sono da considerarsi sia in termini di risorse spendibili dall’organismo per fare e per pensare, sia in termini di neurotrasmettitori che supportano i processi motivazionali.

Nei processi omeostatici e allostatici dell’unità corpo-mente, avere a disposizione queste energie rappresenta un fattore di fisiologia e di potenzialità di sviluppo. Curando questi aspetti, quindi, attraverso un approccio embodied si creano i presupposti diametralmente opposti alle condizioni biologiche della depressione. Questo rappresenta un ottima di base su cui poter lavorare a livello più emotivo e mentale. Un’aspetto interessante è che molto spesso basta fornire alcune conoscenze di base e indicazioni generali per aiutare in modo significativo il paziente a cambiare questi meccanismi. Nei casi più complessi si possono creare ottime sinergie con medici o nutrizionisti specializzati in questo ambito, aumentando reciprocamente la qualità e l’efficacia dei rispetti interventi.

 

Switch 1B - Quale attività fisica per il cambiamento

Già da tempo, in diverse discipline, è stata sottolineata l’importanza dell’attività fisica rispetto alla carenza di energie e all’umore depresso. L’aspetto meno noto riguarda il tipo specifico di attività e la relativa efficacia. Infatti, viene spesso proposto alle persone depresse di iniziare a camminare ogni giorno per almeno 20 minuti, in modo da riattivare l’organismo, la respirazione cellulare e altri meccanismi fondamentali per avere e percepire più energie. Pochi sanno che l’alternanza, anche brevissima, tra sforzo e riposo (ad esempio 20 secondi di piegamenti e 40 secondi di riposo, che sono sostenibili da quasi chiunque), permette molto rapidamente di cambiare marcatura epigenetica (e, quindi, creare plasticità per il cambiamento) e di percepire sensazioni di potenza nei grandi muscoli (come gambe e schiena) che sono fondamentali nella percezione delle risorse corporee alla base dei network che gestiscono sicurezza, auto-regolazione e potere interpersonale.

 

Switch 2 - Il sistema immunitario dice al cervello di “fare il malato”

Quando una persona ha in corso uno stato infiammatorio importante per un tempo prolungato (che può avvenire dopo traumi fisici ed emotivi, per stress cronico, stile di vita, eccesso di farmaci, e altre condizioni abbastanza comuni) le cellule T del sistema immunitario mandano un segnale alle cortecce prefrontali (e non solo) di “mettersi in assetto da malato” ovvero di non poter sprecare risorse corporee per compiti complessi (come apprendere o essere concentrati) o per attività non essenziali alla sopravvivenza (come socializzare o fare progetti per il futuro).

Numerose ricerche hanno dimostrato che riducendo l’infiammazione le cellule T smettono di dare questo segnale e le energie vengono ridistribuite a tutte le funzioni superiori, dando spazio a un comportamento “non più tipicamente da depresso”.

Anche in questo caso questi meccanismi possono essere spiegati dal professionista e possono essere segnalate una serie di indicazioni pratiche (abitudini, ritmi sonno-veglia, ritmi circadiani, modalità nutrizionali, attività fisiche, attività sociali, esercizi di gestione del dolore, ecc.) in grado di ridurre significativamente i livelli di infiammazione. Nei casi in cui fosse ritenuto necessario potrà essere affiancato il supporto medico per un controllo o per eventuali interventi mirati. 

 

Switch 3A - Lavorare in modo mirato sulla sensorialità e sul pensiero, conoscendo i network che li gestiscono

Le funzioni mentali ed emotive, dal punto di vista strutturale, fanno affidamento su specifici network cerebrali, ovvero gruppi di aree del cervello che interagiscono tra di loro e con altri sistemi (quello percettivo, quello nervoso periferico, quello immunitario, ecc.).

Lo switch tra Default Mode, Salience ed Executive Network nelle persone con sintomatologia depressa può essere disattivato a causa di ripetute esperienze di inefficacia. Questi tre network hanno caratteristiche peculiari e possono essere riattivati facendo leva su di essi (ad esempio gli stimoli sensoriali per il Salience e le modalità di pensiero per il Default Mode Network).

 

  Switch 3B - Le mappe corporee, gli ideali e i piani di azione flessibili per gestire l’incertezza

Nei casi di depressione e mancanza di energie spesso è alterato anche il funzionamento dell’Uncertainty Network, che ci permette, tra l’altro, di gestire gli imprevisti facendo riferimento alle diverse immagini che abbiamo di noi. In questo caso un lavoro sulle mappe corporee, sugli obiettivi ideali e sulla flessibilità dei propri piani permette di recuperare senso di padronanza e riattivare la motivazione e la sensazione di energie disponibili tipicamente inibite o disattivate nei casi di depressione.

 

 Switch 4A - La tristezza/depressione come fallimento della rabbia

Dal punto vista etologico la rabbia (o meglio “l’aggressività”) è utile per difendere qualcosa di importante e, se si fallisce in questo compito, può trasformarsi in tristezza e si raggiunge uno stato d’impotenza. È un meccanismo complesso che ho descritto in modo molto sintetico, non vorrei banalizzarlo in questa presentazione veloce. In questo contesto per noi è importante focalizzare un aspetto, cioè che la depressione e il senso di poche energie a disposizione possono venire anche da questo tipo di meccanismo.

 

 Switch 4B - Un bisogno frustrato porta un prezzo psicosomatico

Un’altro aspetto affine al precedente, perché deriva sempre da una lettura etologica e neurobiologica insieme, riguarda l’incapacità prolungata di soddisfare i proprio Bisogni Ancestrali, ovvero quelli che l’uomo ha in comune con tutti i mammiferi evoluti. I Bisogni Ancestrali sono un modello che nasce, diversamente ad altri modelli, per ingegneria inversa: studiando quali bisogni erano stati privati o gestiti in modo scorretto in diverse patologie o disfunzioni. Non soddisfarli per tempo prolungato o in modo non equilibrato porta ad attivare diversi processi di somatizzazione, tra cui quelli connessi con la depressione.

 

 Switch 5 - Integrare corpo-mente e sbloccare le attivazioni non necessarie

Una chiave di lettura diversa, perché ribalta le prospettive più classiche, consiste nel considerare che in realtà le energie ci sono, ma vengono sprecate costantemente e - quindi - poi non ne restano più a disposizione per realizzare quello che si vorrebbe fare.

Dal principio di minima energia libera all’embodied cognition, oltre svariati altri ambiti di studio dei rapporti mente-corpo in prospettiva moderna e scientifica, è ormai ben dimostrato che - dai pensieri ossessivi al mantenimento di posture protettive - ci sono molti modi in cui il nostro organismo mantiene attività difensive non più efficaci e non più necessarie.

L’aspetto interessante è che si può agire a diversi livelli per sbloccare questi flussi mentali, posturali, di movimento, linguistici, ecc. Ad esempio, conoscendo la struttura e la funzione del tessuto fasciale, con semplici tecniche (tra cui anche auto-massaggi da insegnare al paziente) è facile rilasciare alcune tensioni che, solo partendo dalle parole o dalle emozioni, non possono più essere modificate. Allo stesso modo, conoscendo le direzioni e le rotazioni del movimento corporeo fisiologico è possibile favorire lo sblocco di memorie somatiche in sinergia con altre tecniche e lavori che si stanno svolgendo.

 

Conclusioni 

Siamo partiti da due sintomi abbastanza diffusi (umore depresso e poche energie disponibili) e visto che, oltre alle letture più classicamente diffuse, si possono fare tanti altri approfondimenti.

A titolo di esempio, seguendo lo schema degli Switch, abbiamo visto 8 diversi livelli da esplorare e su cui poter intervenire in modo pratico.

Conoscendo questi meccanismi corpo-mente e con il supporto pratico di modelli e strumenti  mirati è possibile ampliare ed estendere il proprio raggio d’azione professionale, andando ad agire su più fronti che diventano sinergici rispetto ai propri obiettivi professionali e terapeutici.

Per scoprire di più su questo approccio puoi leggere il libro Stress, Emozioni e Salute, che presenta in modo esaustivo e pratico tutti questi aspetti.

Per approfondire in modo pratico e padroneggiare tanti strumenti e tecniche mirate, puoi guardare tutti i corsi online e il master in Scienze Integrative Applicate.

 

 

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