E adesso?! Come rimettersi in forma dopo le feste

Le feste sono finite: è ora di ricominciare a lavorare, di svegliarsi presto la mattina e di riprendere le consuete attività quotidiane.

Eppure, per quanto amiamo il lavoro che svolgiamo, per quanto ci piacciano le attività che facciamo ogni giorno, qualcosa ci blocca, qualcosa ci impedisce di essere entusiasti di ricominciare, di rientrare nella routine quotidiana.

Perché? Come mai la maggior parte delle persone, non ha voglia di riprendere le attività quotidiane e il lavoro? È qualcosa di mentale? Sicuramente può essere ma, come vedremo, non è solo questo, c’è qualcosa di ancora più ‘primario’!

Anche se durante il periodo natalizio ci siamo riposati, ne abbiamo approfittato per rallentare i ritmi e dormire di più,  abbiamo giocato con i figli o fatto maratone interminabili delle nostre serie tv preferite, il 7 gennaio la maggior parte di noi fa fatica ad alzarsi e lamenta disturbi di ogni genere: stanchezza, mal di testa, mal di pancia, gonfiore addominale, apatia, difficoltà di concentrazione e tanto altro.

Cos’è successo durante le vacanze di Natale per cui, nonostante ci siamo presi una pausa dal lavoro e ci siamo riposati, comunque siamo stanchi e svogliati?

Cos’è cambiato nel nostro modo di vivere dal 24 dicembre al 7 di gennaio?

Semplice, è cambiato lo stile nutrizionale.

Che cosa succede alla nostra alimentazione durante il periodo festivo?

A partire dai primi di dicembre, complice l’aria di festa e il clima invernale, la maggior parte delle persone passa gran parte della giornata a mangiare.

Già dalla fine di novembre i supermercati si riempiono di panettoni,  pandori, cioccolati, torroni e dolciumi vari. L’abbondanza di questi e altri prodotti disponibile sugli scaffali invoglia ad acquistare grandi quantità di alimenti non essenziali. Arrivano i primi cesti di Natali, pieni di biscotti,  frutta candita, frutta esotica, datteri e ogni ben di Dio. Se poi ci sono dei bambini, si aggiungono cioccolati al latte, caramelle, bastoncini di zucchero, marshmallow e un elenco infinito di altri dolci che si accumulano nella dispensa.

Al 23 dicembre abbiamo già mangiato quantità di cibo che potrebbero bastare per tutto l’anno.

Poi arriva la vigilia di Natale e si parte! A seconda della zona geografica si va dal pesce ai ravioli in brodo, senza lesinare su arrosti, salsicce e un infinità di dolci locali. Poi c’è il pranzo di Natale e quello di Santo Stefano e nei giorni che seguono si finiscono gli avanzi dei giorni precedenti, che di solito sono in quantità tali da soddisfare il fabbisogno familiare per una settimana. I panettoni, i torroni e i cioccolati accumulati che fine fanno? Vorrai mica buttarli? Il cibo giustamente non si spreca… E quindi a colazione una fetta di panettone, a merenda una fettina di panettone con il tè, dopo cena una fettina di panettone e così via. Insomma, si mangia sempre!

Così si arriva al 7 di gennaio e i pantaloni o la gonna non si allacciano più! 

Quali sono le conseguenze di tutto questo?

Il nostro organismo, per come è strutturato non è adatto a mangiare così tanto in termini di quantità, di frequenza, di qualità del cibo. Soprattutto il nostro corpo non è fatto per mangiare così tanti zuccheri. Dopo un pasto a base principalmente di carboidrati (complessi o non complessi, a rapido assorbimento o lento assorbimento, non importa), il nostro corpo spende moltissima energia per metabolizzarli.

Se mangiamo la pasta, il pane, il panettone più volte al giorno, e magari anche la sera prima di dormire, non riusciamo più a fare nulla e l’unica attività richiesta dal corpo è poltrire sul divano o nel letto.

Quando mangiamo un eccesso di carboidrati il fegato ne trasforma una parte in glicogeno (una sorta di riserva energetica pronta all’uso), che viene depositato prevalentemente nel fegato e nei muscoli, e in parti minori anche in altri tessuti, tra cui cuore, reni e tessuto adiposo e il resto lo trasforma in acidi grassi, in famosi trigliceridi che vanno a costituire il tessuto adiposo.

Il problema qual è?

Il grasso accumulato non è semplicemente una riserva energetica. Il grasso in eccesso viene accumulato nel fegato, nei muscoli e tra i visceri e produce molecole infiammatorie circolanti che favoriscono e stimolano il processo infiammatorio, che se non risolto, può diventare cronico.

È evidente dunque che, se durante le feste, introduciamo troppi zuccheri e – al contempo – abbiamo già un processo infiammatorio in corso, non facciamo altro che amplificarne l’intensità.

I processi infiammatori cronici sono alla base di molte malattie oggi diventate epidemiche: la gastrite, la colite, l’asma, la cistite, le intolleranze, la celiachia, la dermatite, l’artrite reumatoide, il diabete fino ad arrivare a quelle più gravi come il tumore, le neurodegenarative (parkinson o l’alzheimer), ma anche deficit dell’attenzione, ADHD, difficoltà di apprendimento, depressione. Tutte queste condizioni possono derivare e/o essere sostenute da uno stato infiammatorio cronico non risolto e da una persistente attivazione del sistema immunitario.

I processi infiammatori debilitano l’organismo. Quando abbiamo un processo infiammatorio in corso il nostro sistema immunitario spende tutte le energie disponibili per risolvere il problema e – di contro – certamente non le usa per far funzionare bene il cervello o per fare attività sportiva.

 

Ecco perché la maggior parte delle persone arriva al 7 gennaio accusando stanchezza cronica, debolezza muscolare e apatia tipica di chi ha un processo infiammatorio in corso… perché è proprio in quelle condizioni!

Il corpo – giustamente – ha ragione: non ha nessuna voglia di alzarsi dal letto o dal divano per affrontare una giornata di lavoro, perché non ne ha le forze.

Ormai le feste sono finite, il panettone è stato mangiato, il torrone è finito e non possiamo fare altro che correre ai ripari.

Cosa fare dunque?

Presi dai buoni propositi del nuovo anno molti pensano di cambiare radicalmente stile di vita.

Da gennaio mi riscrivo in palestra!

Ah basta, da gennaio mi metto a dieta!

Da gennaio basta stress…

Tutto ciò sarebbe molto bello se avessimo un corpo e un cervello preparati per farlo. Il nostro corpo, infatti, si deve adattare al nuovo stile di vita. Per cambiare radicalmente modo di funzionare deve cambiare prima di tutto l’epigenetica.

È impensabile cambiare stile di vita dopo le feste di natale. Il corpo è così provato e infiammato che sarebbe come chiedere a un bambino di 6 anni di risolvere l’equazione di Einstein sulla relatività.

E’ necessario riprendere il controllo del proprio corpo e del proprio cervello gradualmente.

Dal punto di vista alimentare si può iniziare riducendo gli zuccheri gradualmente (e via via sempre più) come il pane, la pasta, i dolci, i cracker, i biscotti, le fette biscottate, la frutta e così via.

Può essere utile, di contro, aumentare il consumo di grassi animali di qualità (burro, uova, pesce azzurro, formaggi stagionati ecc.) e bilanciare l’apporto di proteine animali, che forniscono il corretto substrato energetico, riducono l’infiammazione e favoriscono la riparazione cellulare.

Inoltre, andrebbe aumentato il consumo di verdure (soprattutto a foglia verde) che contribuiscono significativamente al benessere del microbioma intestinale.

Dopo un certo periodo di uno stile alimentare favorevole all’organismo, le energie sono più disponibili e l’infiammazione inizia a ridursi. Diventa più facile invitare le persone ad introdurre l’attività fisica, meglio se aerobica, rendendo ancora più virtuoso questo meccanismo.

 

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